Terre incognite. Concerto per Roberto è un invito al viaggio: domenica 20 novembre, dalle 18 a mezzanotte, il Teatro Alighieri di Ravenna accoglie tanti di quei musicisti che Roberto Masotti, scomparso lo scorso maggio, ha incontrato, conosciuto, ascoltato, fotografato. Oltre 30 artisti si alterneranno in scena nella città natale di Roberto, straordinario “fotografo della musica” e testimone di una meravigliosa stagione di creatività: sei ore di concerto, dal jazz d’avanguardia, soprattutto europeo ma anche d’oltreoceano, al sound ECM, etichetta discografica alla quale è stato legato da una collaborazione ultradecennale, alle tante altre musiche di oggi, incluse il minimalismo e la sperimentazione elettronica, passando per le contaminazioni fra suoni e l’evocazione dei paesaggi naturali al centro di tante sue fotografie. Né mancheranno testimonianze della sua attività nella videoarte e nella scrittura, anche poetica, quest’ultima poco nota al pubblico. Nell’occasione sarà presentata la riedizione – promossa da Fondazione Ravenna Manifestazioni con seipersei editore – del libro fotografico You Tourned the Tables on Me, che include anche un saggio del filosofo della musica Daniel Charles. L’incontro, a ingresso libero, è a cura del musicologo e storico dei media Veniero Rizzardi e si terrà alle 17 nella Sala Corelli del Teatro Alighieri. Il biglietto del concerto è 10 Euro e l’incasso sarà devoluto ad AIL Associazione Italiana contro le Leucemie-linfomi e mieloma.
In vista dell’attesa ristampa di You Tourned the Tables on Me e dell’imminente concerto commemorativo di Ravenna Musica Jazz, nella persona di Sandro Cerini, ha colto l’occasione per dialogare con Franco Masotti e con Silvia Lelli. L’articolo, dal quale pubblichiamo qui un estratto, appare sul numero di novembre della nostra rivista, in edicola proprio in questi giorni.

Franco Masotti: Il lavoro di mio fratello Roberto è stato un’esplorazione continua e, inevitabilmente – siccome tutte le esplorazioni degne di questo nome conducono a perdersi, piuttosto che a seguire strade già̀ tracciate -, lo ha portato nel giro di pochi anni ad essere tra i primi in Italia a scoprire la scena della musica cosiddetta «creativa» improvvisata, soprattutto europea. Certo, lui era innanzitutto un fotografo, non un critico musicale, ma ascoltava musica ventiquattro ore al giorno. Nelle sue prime incursioni a Wuppertal, Berlino, Moers Roberto ha scoperto gli straordinari musicisti che poi ha fotografato. Il nucleo più̀ essenziale della sua ricerca foto- grafica si è trovato a coincidere con la ricerca musicale di un ascoltatore molto esigente e molto curioso. Se con il jazz fu amore a prima vista, si rivolse da subito a personaggi come Ornette Coleman, Cecil Taylor, Don Cherry, per poi allargarsi a scene ancora più̀ ampie, come quelle della musica contemporanea di estrazione «classica» e anche più̀ sperimentale: il Gruppo di Improvvisazione Nuova Consonanza, l’elettronica, con Musica Elettronica Viva, la musica americana, con la scoperta di personaggi come Robert Ashley, Morton Feldman e, ovviamente, di John Cage che per lui è stata una figura determinante. Si formò così una personale «filosofia dell’ascolto» che poi lo ha portato a scelte, fatte in tempi non sospetti, anche riguardo all’ascolto di certo rock, come per esempio Soft Machine, Henry Cow, Gong o Frank Zappa. Ci dividevano otto anni e io ho seguito tutti i suoi percorsi di ascolto, su cui mi sono formato, in una continua esplorazione di terre per lo più̀ incognite. Era una continua, instancabile esplorazione che lui praticava portandoci anche dentro, credo, la sua passione per la montagna, interpretandola come una certa attitudine a non seguire facili scorciatoie, ma sentieri per lo più̀ impervi e non troppo frequentati. Alla fine è diventata un’attitudine, una vera filosofia di vita.

Silvia Lelli: Roberto era contrassegnato da un incredibile bisogno – e desiderio – di esplorare. Era una persona molto curiosa, per tutto quello che era la scena, il suono, il mondo delle musiche. A volte arrivavano dei cd incredibili, che comunque ascoltava, per capire sempre sino in fondo. Questa curiosità̀ non si è mai spenta, ed è rimasta inalterata nel tempo. Di gusti era molto ricercato: questa era la sua cifra, il suo carattere, anche se lo faceva con una grande semplicità̀ di fondo.
Di Sandro Cerini