SIMON MOULLIER «Inception»

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AUTORE

Simon Moullier

TITOLO DEL DISCO

«Inception»

ETICHETTA

Fresh Sound New Talent


Un francese a New York. Al quarto album da leader il vibrafoni[1]sta Simon Moullier – che non ha ancora trent’anni e che, dopo gli studi nel suo Paese, si è fatto le ossa tra la bostoniana Berklee e il Thelonious Monk Institute per poi stabilirsi a Brooklyn – si conferma tra i più creativi specialisti dello strumento in circolazione. Di lui Quincy Jones, che di talenti ne sa qualcosa, dice che si tratta del miglior virtuoso da lui ascoltato (tra i viventi, aggiungeremo noi). Al pari del coetaneo Joel Ross, che però ha un diverso approccio culturale dato che proviene dal milieu della neoavanguardia black di Chicago, l’artista di Nantes cita tra i suoi maestri Lionel Hampton, Milt Jackson e Bobby Hutcherson. E oggi, archiviato il format del quartetto con tastiere al centro di «Isla» (autoprodotto all’inizio del 2023), Moullier torna a una formula più rischiosa ma anche ben più stimolante: quella del trio pianoless, che lo vede accanto al leccese Luca Alemanno e al coreano Jongkuk Kim (già con lui in «Countdown», suo secondo album da noi recensito nell’agosto 2021). Nel corso degli anni Simon ha avuto modo di incontrare giganti del calibro di Herbie Hancock, Wayne Shorter e Jimmy Heath. E si sente. La sua propensione per il jazz che potremmo definire modernista in senso lato emerge con nettezza pure in «Inception», a cominciare dalla scelta del repertorio: un solo originale (RC, che sta per rhythm changes) e otto standard. Da Ecaroh di Horace Silver al brano di McCoy Tyner che dà il titolo al cd; dalla davisiana Pfrancing (un’esecuzione a trecento all’ora!) a Lost del già citato Shorter, tutti questi temi hanno visto la luce tra l’inizio degli anni Cinquanta e la prima metà dei Sessanta. Senza dimenticare il siparietto in solitaria (Lush Life di Billy Strayhorn, eseguita con quattro battenti e pensando a Gary Burton) e l’omaggio alle radici francesi (You Must Believe in Spring, ovvero Michel Legrand e le sue leggiadre demoiselles de Rochefort). Forte di una tecnica portentosa e di una fantasia disinibita, e ben assecondato da una ritmica sempre sul pezzo, il ragazzo sa come stupire. In attesa del prossimo disco che, chissà, potrebbe essere dedicato alla musica brasiliana, visto l’omaggio a Tom Jobim e alla bossa nova (la ripresa up tempo e ironicamente lounge di Desafinado).
Franchi

recensione pubblicata sul numero di febbraio 2024 della rivista Musica Jazz

DISTRIBUTORE

IRD

FORMAZIONE

Simon Moullier (vib.), Luca Alemanno (cb.), Jongkuk Kim (batt.).

DATA REGISTRAZIONE

New York, 11 e 12-10-22.

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