DUKE ELLINGTON «Copenhagen 1958»

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AUTORE

Duke Ellington

TITOLO DEL DISCO

«Copenaghen 1958»

ETICHETTA

Storyville


Il 29 settembre 1958 Ellington e l’orchestra al completo, inclusi parenti e affini, si imbarcarono sull’Île de France in direzione Plymouth, Inghilterra, dove li attendeva un tour di ben tre settimane per gran parte del Regno Unito, inclusi Scozia e Galles: un massacrante calendario di una ventina di concerti tutti con doppia esibizione quotidiana, pomeriggio e sera. In una di queste tappe – il 18 ottobre, a Leeds – il Duca fu presentato, durante una serata di gala, alla regina Elisabetta e, sconsiderato gentleman qual era, gli scappò detto che avrebbe voluto scrivere qualcosa di speciale soltanto per lei. Fu lì che nella sua mente iniziò a formarsi l’idea di quella che sarebbe poi diventata The Queen’s Suite. Conclusa il 26 ottobre a Londra la prima parte della tournée, il carrozzone di Ellington ne iniziò subito una seconda ancor più sfiancante, riprendendo con un concerto a Parigi il 28, la stessa città dove il 20 novembre sarebbe tornato (e ripartito per gli USA) dopo aver toccato nell’ordine Belgio, Paesi Bassi, Svezia, Norvegia, Danimarca, Germania, Austria, Svizzera e Italia (il 17 novembre a Milano e il 18 a Torino). Un itinerario da paura, durante il quale – tanto per non annoiarsi – gran parte dei membri della band riuscì a infilare anche svariate sedute di registrazione in proprio (resta comunque un piccolo mistero discografico: come avrà fatto Hodges a trovarsi contemporaneamente, il 18, sul palco del teatro Alfieri di Torino – ben visibile, seppur sonnecchiante, nel filmato della RAI – e in uno studio di Stoccarda a incidere «The Prettiest Gershwin» per la Verve con l’orchestra d’archi di Horst Jankowski? Quell’album lo tace, ma è probabile che il sassofonista si sia limitato a sovraincidere negli USA la sua parte). Altri tempi e altre tempre, niente da dire. La tournée europea del 1958 è un caso abbastanza indicativo nella carriera del Duca perché organizzata, ancor più del solito, per prosaici motivi di mantenimento quotidiano di una band piena zeppa di stelle e quindi costosissima; in quei mesi, difatti, Ellington non aveva dischi importanti da promuovere né nuove suite da presentare (o, come spesso gli capitava, da elaborare direttamente sul palco). Questo può forse spiegare perché il repertorio del tour fosse basato in larga parte su una serie di vetrine solistiche per gli irrequieti senatori della band, senza ricorrere a nuove composizioni (Duke era addirittura andato a ripescare il lugubre, ma efficace arrangiamento simil-kentoniano di My Funny Valentine inciso un paio di anni addietro per la Bethlehem). Del resto, le numerose testimonianze registrate in quei due mesi e poi pubblicate moltissimi anni dopo, tra cui un dvd della Jazz Icons che include il concerto di Amsterdam con una band in serata di grazia, puntano quasi tutto sulla gratificazione immediata non solo del pubblico ma anche, e soprattutto, dei sidemen di lusso che il Duca continuava a portarsi dietro, pur consapevole di camminare sul filo del rasoio tenendosi alla massima distanza possibile – o così credeva lui – dalle grinfie del fisco (che nel 1964 lo metterà infine con le spalle al muro, soprattutto per la gestione quanto mai «allegra» del periodo 1957-1960). A Copenaghen – diversamente da Amsterdam – l’orchestra suonò comunque col pilota automatico inserito e con un programma praticamente identico al concerto di Monaco del 14 novembre, già pubblicato su un altro cd Storyville una ventina d’anni fa; abbastanza scontato, tra le infinite trasferte e l’accatastarsi degli impegni, che certe serate riuscissero meglio di altre, come per esempio i due show parigini del 28 ottobre e quello olandese del 2 novembre, già citato. Certo, tutti se la cavano più che bene, ed è pur vero che per raggiungere l’ordinaria amministrazione di Ellington il resto del mondo del jazz ha sempre dovuto impegnarsi a fondo, ma questa esibizione danese non offre niente che non si sia già potuto ascoltare in versioni più brillanti su altre date dello stesso tour. Per fortuna il cd include una bella sorpresa, vale a dire cinque brani registrati al termine di un’altra estenuante tournée ellingtoniana, quella del 1950 di cui parlammo a lungo anni fa su queste stesse pagine. Tre provengono da un’occasione after hours in un ristorante di Copenaghen e vedono il Duca esibirsi dapprima in piano solo e poi assieme a Byas e Hamilton (con una Body and Soul di dieci minuti che da sé vale il prezzo del biglietto), mentre per incidere gli ultimi due, parrebbe destinati a un disco promozionale, Ellington si era recato, solo soletto, in uno studio di Aarhus e aveva rapidamente sfornato una bella Sophisticated Lady e un’ancor più bella Mood Indigo, più altri due brani cantati (uno da lui stesso, l’altro addirittura dal promoter locale) ma qui non presenti. Venticinque minuti di musica che rendono forse non indispensabile, ma assai singolare un cd altrimenti fin troppo «normale» nell’ambito della produzione discografica del Duca.
Luca Conti

DISTRIBUTORE

storyvillerecords.com

FORMAZIONE

Cat Anderson, Harold «Shorty» Baker (tr.), Clark Terry (tr., flic.), Ray Nance (tr., viol., voc.), Britt Woodman, Quentin Jackson, John Sanders (trne), Russell Procope (cl., alto), Johnny Hodges (alto), Jimmy Hamilton (cl., ten.), Paul Gonsalves (ten.), Harry Carney (cl., cl. b., alto, bar.), Duke Ellington (p.), Jimmy Woode (cb.), Sam Woodyard (batt.), Ozzie Bailey (voc.).

Copenaghen, K.B. Hallen, 7-11-58.

Jimmy Hamilton (cl.), Don Byas (ten.), Duke Ellington (p.),

Copenaghen, St. Thomas Restaurant, 31-5-50.

Duke Ellington (p.).

Aarhus, 6-6-50.

DATA REGISTRAZIONE

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