CHET BAKER «Chet on Poetry»

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AUTORE

Chet Baker

TITOLO DEL DISCO

«Chet on Poetry»

ETICHETTA

Mono Jazz


Nel suo libro Chet Baker – vita e musica, Jeroen De Valk liquida con una certa brutalità questo disco: «Incisione italiana in studio con poeti locali. Troppe parole e poca musica di sostanza». In effetti, già al suo apparire alla fine degli anni Ottanta, «Chet on Poetry» aveva destato parecchie perplessità. Ma anzitutto, il disco è tra gli ultimi registrati da Baker, che appena quattro mesi dopo sarebbe morto, benché non ammazzato (come si legge in un testo del booklet, che però è stato ripreso pari pari dal long playing di 35 anni fa). Le note di copertina, del resto, sono alquanto imprecise. Per esempio, si legge che «Chet on Poetry» è l’ultimo registrato in studio da Baker, mentre invece fu seguito quantomeno da un disco con il poeta Jan Erik Vold e dai duetti con Enrico Pieranunzi. Il progetto romano prevedeva che Baker recitasse la versione inglese di alcune poesie di Gianluca Manzi e Maurizio Guercini all’interno di temi composti per l’occasione da Nicola Stilo. Il Chet «attore» se la cavò benissimo, anche perché come cantante e trombettista era abituato a misurarsi, laddove c’erano, con le parole dei brani, a coglierne le sfumature e le più profonde risonanze. Non sappiamo quanto di «Chet On Poetry» fosse stato impostato o concordato da lui. Perché un altro testo del libretto ci informa che, dopo la morte di Baker, furono «ritoccate» alcune parti ritmiche e sovrapposti ai nastri originali alcuni strumenti (chi suona il piano?). Temo che sia stato proprio questo lavoro a posteriori a trasformare qua e là un esperimento di jazz cum poetry – connessione già tentata con buoni risultati dal poeta Kenneth Patchen – in uno smooth jazz con qualche richiamo all’attualità pop di allora (come Sade o Michael Franks, per intenderci). È il caso di The Party Is Over, With Sadness e, in misura minore, Deep Arabesque. Tuttavia, ovunque Chet Baker suoni o canti conferma che aveva an[1]cora un perfetto controllo del proprio lavoro e la sua ben nota sensibilità: come in Almost Blue di Elvis Costello, unico pezzo non originale assieme all’ellingtoniano In a Sentimental Mood e allo swingante Chet’s Blues, altro bel risultato di questo disco non indispensabile. Del quale va sottolineata comunque l’eccellente prestazione al flauto di Nicola Stilo. Chiude un Waiting for Chet di Guercini recitato da Diane Vavra, con la quale Baker ebbe una relazione altalenante; poco dopo, a sorpresa, lo stesso Chet ripropone la poesia, e in un ottimo italiano.
Piacentino

pubblicata sul numero di agosto 2023 di Musica Jazz


DISTRIBUTORE

Goodfellas

FORMAZIONE

Chet Baker (tr., voc.), Nicola Stilo (fl., chit., sint.), Enzo Pietropaoli (cb.), Roberto Gatto (batt.), Alfredo Minotti (perc. voc.), Diane Vavra, Carla Marcotulli (voc.) e altri.

DATA REGISTRAZIONE

Roma, gennaio 1988.

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