La consuetudine vuole che Lana Meets Jazz concentri una parte delle proprie energie sugli aspetti didattici e formativi della musica. Così, anche in questa dodicesima edizione del festival nella cittadina alle porte di Merano, il concerto di apertura nella biblioteca comunale era introdotto dall’esibizione, brevissima però preziosa, di alcuni giovanissimi allievi della Scuola Musicale: The Sax Kids.

di Ewald Kontschieder
Un gruppo di piccoli sassofonisti che aveva il compito non lieve di introdurre Saxofour, la formazione di sax più longeva della scena internazionale, rimasta con gli stessi elementi della sua composizione d’origine, con veterani del jazz europeo come Wolfgang Puschnig, Klaus Dickbauer, Florian Bramböck, Christian Maurer, in questo caso integrati dalla sezione ritmica di Robert Riegler al basso elettrico e Wolfi Rainer alla batteria. La cosa conferiva ai brani originali degli stessi protagonisti una decisa colorazione funk, pur con una tavolozza di sfumature che toccava il mondo caraibico e altre suggestioni esotiche, non lesinando negli insiemi solidi, ben articolati, e nei soli pregevoli, ricchi di energia e personalità.
Nelle successive giornate, le proposte dei direttori artistici Helga Plankensteiner e Michael Lösch hanno spaziato su un ampio canovaccio di stili e orientamenti, mirando all’equilibrio tra fruibilità per un pubblico allargato e attenzione alla fascia più esigente. Non dimenticando di offrire spazio alla ricca scena regionale e al coinvolgimento della cittadinanza, operazione necessaria e meritevole.

a seconda serata, nell’ampia serra di un vivaio modello, la performance in solo di Rita Marcotulli si è sviluppata in un denso flusso di coscienza, nel quale la pianista ha scandagliato a ruota libera, ma con grande senso della costruzione e delle proporzioni narrative, la propria storia musicale ed emotiva, toccando classici del jazz, tra cui The Peacocks, del pop come Lady Madonna dei Beatles, del cinema, come El negro Zumbón di Armando Trovajoli.

foto Edoardo Tomasi
Al nuovo progetto di Helga Plankensteiner, Baritube, è stato dedicato solo un breve saggio di tre brani, sufficiente però a mostrare l’originalità e la validità del lavoro, molto articolato nelle composizioni e impreziosito dagli interventi di Glauco Benedetti alla tuba, Daniele Patton alla batteria e della stessa Plankensteiner al sax baritono. Empatica e intensa è stata l’elegia The Never Ending Ballad, dedicata alla recente, improvvisa e prematura scomparsa del batterista Paolo Mappa, partecipe con questi musicisti di tante belle avventure.
L’organico del trio, in diversi e inusuali abbinamenti strumentali, è stato al centro di altri due appuntamenti attesi e stimolanti: in primo luogo quello che vedeva protagonista la batteria di un autentico maestro come Tom Rainey, abbinata al pianoforte di Stefan Schultze e ai sax di Peter Ehwald. Il batterista statunitense era in questo caso al servizio di una serie di brani composti dai due musicisti germanici, risultato di una collaborazione che dura da quasi dieci anni, nei quali la complessità di una scrittura colta contemporanea si coniugava ad assoli astratti e free. Ma Rainey non ha mancato di esibire la propria classe e l’articolata musicalità nelle sottolineature, nei complessi e spigolosi unisoni, nei contrasti timbrici e ritmici. Sfoderando tra l’altro un breve, tellurico solo, che nella sua essenza aforistica e assertiva poteva valere quale vera e propria griffe dell’intero concerto.

Il nuovo progetto Relevè, presentato dalla violinista piemontese Anaïs Drago, proponeva un altro organico di trio poco usuale: al suo strumento erano abbinati il clarinetto basso e in Si bemolle di Federico Calcagno e la batteria di Max Trabucco, in un lavoro ben calibrato tra scrittura e improvvisazione, ricco di contrasti e di intrecci, di impasti, energia e movimento. Le caratteristiche della musica sono ben descritte dalle parole della stessa violinista: «Qualcosa di instabilmente ballabile». Il materiale sarà presto riunito in un nuovo CD: due suite presentate al concerto prendono spunto da opere figurative di Paul Klee e Umberto Boccioni, declinando la musica in più movimenti, a contrasto e incastro. La relazione tra violino e percussioni costruisce spesso l’intelaiatura, l’ossatura flessibile e spesso asimmetrica su cui si sviluppa il discorso musicale. Qui si alimenta l’impasto solistico ad ampio respiro tra violino e clarinetti, e si stendono campiture timbriche mutevoli, con l’apporto dosato dell’elettronica.

foto Edoardo Tomasi
Nel variegato programma, merita senz’altro una citazione il concerto del trio genovese Esperanto, che con la fisarmonica di Fausto Beccalossi, in qualità di virtuoso e ben rodato ospite, ha percorso un proprio itinerario tracciato sulla suggestione di luoghi e personaggi, toccando con atteggiamento solare una serie di motivi e modelli ritmici, dal Mediterraneo ai Balcani, dall’America Latina alla musette francese. In abbinamento a questo, il batterista del gruppo genovese, Rodolfo Cervetto, ha raccontato la propria passione per il jazz e l’improvvisazione nell’incontro al Coworking della Memoria di Merano, presentando la propria raccolta di racconti “I Suoni della Vita” e suonando ancora nel trio Esperanto, con Luca Falomi alla chitarra e Riccardo Barbera al contrabbasso.
La giornata dedicata al coinvolgimento del pubblico locale, si è aperta fin dal mattino, alla Scuola Media di Lana, con La Big Band Giovanile dell’Alto Adige, che compiva dieci anni di attività. Poi alla Casa di riposo, con il sestetto Revensch, e nella piazza del Municipio, dove la Big Band Intica di San Candido ha festeggiato i quarant’anni dalla propria fondazione, percorrendo con solidi arrangiamenti le strade variegate del jazz, toccando Weather Report, Glenn Miller e Duke Ellington. A conclusione della giornata, la jam session con Jazzworkshop Lana e il trio Disaster, che riuniva tra l’altro alcuni ex-allievi della Scuola Musicale, ormai avviati alla carriera professionale. Per restare nell’area delle Big Band locali, citiamo senz’altro la compagine della Scuola Musicale Vivaldi di Bolzano: con la meticolosa direzione di Stefano Colpi ha presentato un brillante omaggio alla musica di Frank Sinatra.
Giuseppe Segala