Parliamo di «Miserere» il tuo nuovo album con i Mac Saxophone Quartet. Un progetto particolarmente impegnativo, visto che racconta il suono attraverso i secoli. Come è nata questa idea?
A scegliere i brani e il repertorio sono stati i ragazzi del Mac Saxophone Quartet ovvero Stefano Pecci – sax soprano, Luis Lanzarini – sax contralto, Alex Sebastianutto – sax tenore e Valentino Funaro – sax baritono. Sono loro i maestri di questo mondo e di questo genere musicale. Hanno fatto una ricerca dettagliata e cronologica attingendo dalla bellezza storica della musica italiana di un millennio.
Si ascoltano le musiche di Guido d’Arezzo, Gaetano Donizetti, Gioacchino Rossini e diversi altri compositori. Quale percorso hai inteso creare dal punto di vista musicale?
Abbiamo “ritoccato” brani di Paolo Diacono, Cortona, Gabrielli, Palestrina, Allegri, Monteverdi, Corelli, Vivaldi. Ognuno di loro rappresenta una pietra fondamentale nello sviluppo della musica italiana attraverso gli anni, dal canto gregoriano composta da Diacono fino ad arrivare al Barbiere di Siviglia di Rossini. Ripeto, è merito del Mac Saxophone Quartet, e della loro competenza, se siamo riusciti a creare un percorso musicale così ben strutturato.
Mentre il tuo incontro e collaborazione con il Mac Saxophone Quartet quando è iniziato?
La collaborazione con i ragazzi del quartetto nasce durante il World Saxophone Congress svoltosi a Zagabria nel 2018. Ci siamo conosciuti proprio in quella occasione e sono stati loro che hanno espresso il desiderio di fare un progetto insieme. Sin da subito ho trovato la loro proposta interessante e stimolante. Sono musicisti e persone fantastiche e spero di continuare a collaborare con loro negli anni.
Vista la natura e struttura dei brani, come avete agito in fase di arrangiamento?
La cura degli arrangiamenti è stata affidata al bravissimo Mario Corvini che è riuscito, con la sua sensibilità e bravura, a far convivere due generi musicali tanto lontani, (almeno sulla carta) creando un progetto cross-over compatto e ben equilibrato. Sicuramente un compito non facile.
Rosario, quanto è importante per te la cura del suono?
Il suono è la tua voce, si impiega una vita intera a cercarlo, inseguendolo nella propria fantasia musicale. E dopo anni di ricerca diventa la tua firma, quel “quid” che dovrebbe arricchire un progetto. Credo sia da sempre la parte fondamentale della musica, ciò che regala unicità a un musicista.
Quale obiettivo ti sei dato allorquando hai deciso di intraprendere questo progetto?
Per me l’obbiettivo è sempre lo stesso, mettere a disposizione della musica quello che ho imparato e costruito negli anni attraverso la mia esperienza musicale e di vita.
La tua discografia è particolarmente nutrita. Questo disco, quale posto occupa nell’evoluzione della tua visione artistica?
Ogni progetto rappresenta un pagina importante nel libro della propria vita artistica, e io ho vissuto ogni progetto con lo stesso entusiasmo e con la stessa determinazione e cura. Il percorso è sempre lo stesso, trovare la propria strada e mettere la propria firma in ogni brano.
Mi sembra di intuire, viste le scelte dei compositori, che questo progetto avrà un prosieguo. Mi sbaglio?
Potrebbe…perché no. Devo riconoscere che “Miserere” mi ha arricchito molto musicalmente e culturalmente. Ho scoperto la musica di compositori che conoscevo soltanto per il nome e credo che continuerò a documentarmi a riguardo. È bellissimo poter continuare a crescere e poter continuare ad arricchire il proprio bagaglio culturale. È fondamentale spaziare e conoscere tutti i mondi possibili.
Rosario, non pensi che il jazz (alias, i jazzisti) stia facendo di tutto (o abbia già fatto di tutto) per diventare una musica colta alla stregua della classica?
Forse si, negli anni si sono mischiati stili e generi musicali, spesso è stato fatto però in maniera meccanica e di conseguenza la musica ha perso un po di quella autenticità che invece c’era in passato.

Quanto è importante per te il sassofono in fase compositiva?
Mi aiuta molto, anche se la maggior parte dei brani che compongo vengono scritti al pianoforte. Il sax rappresenta il getto istintivo, immediato, il pianoforte la parte più pensata e meditativa. Un brano deve contenere la melodia, l’armonia e il ritmo, quindi l’insieme dei due strumenti mi mette in condizione di portare a termine quello che sento.
Quali sono i tuoi prossimi obiettivi?
Cercare di migliorarmi sempre di più come artista e come uomo. Naturalmente metto al primo posto l’aspetto tecnico, che secondo me rappresenta una parte molto importante. Ci sono però tanti altri aspetti fondamentali. La sincerità e l’onestà per esempio, che sono per me alla base della mia musica, nel modo di esprimerla e di insegnarla.

E quali, invece, i prossimi impegni?
Speriamo innanzitutto che “Miserere” possa ritagliarsi un bello spazio nelle rassegne e festival di tutta Italia e non solo. Per quanto riguarda invece altri progetti, ho formato un nuovo quartetto con Pietro Lussu al pianoforte, Dario Deidda al basso acustico e Sasha Mashin un formidabile batterista russo che vive a Roma. Con loro abbiamo in programma alcuni concerti a Dicembre, il 15 e 16 Dicembre registreremo, nello storico Sounds Jazz Club di Bruxelles, un album dal vivo per l’etichetta belga Hypnote. L’album uscirà nella primavera del 2024 e conterrà tutti brani originali. Poi è nata una bella collaborazione con il pianista svedese Jan Lundgren con cui suonerò a febbraio in Svezia, in Danimarca e a giugno andremo in Giappone per un tour di due settimane. Altra collaborazioni a cui tengo molto è quella con il pianista italiano Giovanni Mirabassi, formidabile pianista italiano residente a Parigi da molti anni. E naturalmente il progetto con Enrico Pieranunzi “Duke’s dream” dedicato alla musica di Duke Ellington. Continua anche la mia collaborazione con Luciano Biondini e il progetto “Cinema Italia” che da diversi anni continua a regalare grandi soddisfazioni!
Alceste Ayroldi