Intervista a Norma Winstone

A colloquio con la grande cantante britannica, ormai da decenni una delle istituzioni del jazz europeo e ancora in piena attività, come sarà possibile vedere assistendo al suo prossimo concerto parmense (5 novembre, Casa della Musica, ore 19) nell’ambito di Parma Jazz Frontiere, in compagnia del pianista Glauco Venier.

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Assieme alla connazionale Cleo Laine e alla norvegese Karin Krog, ciascuna con le sue modalità, Norma Winstone (Londra, 1941) ha svolto un ruolo pionieristico e preminente nel tracciare una via europea alla vocalità jazzistica. Ha lavorato con Mike Westbrook, Michael Gibbs e John Surman, ma soprattutto è nota per aver dato vita, assieme a Kenny Wheeler e John Taylor, al raffinato trio Azimuth, documentato da ECM in quattro dischi. Da oltre vent’anni la cantante ha intrapreso una proficua collaborazione con il pianista Glauco Venier e il sassofonista Klaus Gesing, anch’essa documentata da ECM.

Pordenone, 13/01/2009 – Distances – Norma Winstone, Glauco Venier, Klaus Gesing – Teatro Comunale Giuseppe Verdi – Foto Luca d’Agostino/Phocus Agency © 2009

La sua partecipazione all’edizione 2023 di Parma Jazz Frontiere la vede esibirsi in duo con Glauco Venier. Com’è iniziata questa collaborazione ormai consolidata?
Glauco Venier
e Klaus Gesing suonavano già da tempo in duo e mi chiesero di intervenire come loro ospite per un concerto o due. Dopo aver accettato la proposta, ho scoperto che il loro modo di suonare mi piaceva veramente. Ho immediatamente avuto la sensazione che si potesse fare musica insieme.

In «Descansado» avete rielaborato temi tratti da colonne sonore. Cosa ha significato per Lei affrontare quel repertorio?
Ho sempre apprezzato il modo in cui la musica può influenzare un film. Così, quando Glauco suggerì di trovare della musica per film (naturalmente c’è così tanta buona musica nei film italiani!) ero emozionata. Adoravo provare a scrivere testi che riflettessero le vicende dei film, per esempio Il Postino. Che storia deliziosa e che bella composizione!

Quale ruolo ha avuto il suo legame con Wheeler e Taylor nella sua crescita di musicista?
Ha determinato e dato forma a tutto quello che ho fatto in seguito. Lavorare con quei due giganti della musica è stata un’esperienza musicale meravigliosa e irripetibile.

Pordenone, 13/01/2009 – Distances – Norma Winstone, Glauco Venier, Klaus Gesing – Teatro Comunale Giuseppe Verdi – Foto Luca d’Agostino/Phocus Agency © 2009

Lei ha collaborato anche con altri maestri del piano quali Jimmy Rowles e Fred Hersch, rispettivamente in «Well Kept Secret» e «Songs and Lullabies». Quelle incisioni dovrebbero essere considerate dei passi nell’ambito della tradizione del jazz americano o semplicemente solo un altro modo – per così dire – di sentirsi a casa?
La realizzazione di «Well Kept Secret» fu possibile perché avevo scritto un testo per The Peacocks, composta da Jimmy Rowles. La intitolammo A Timeless Place per motivi di diritti d’autore e io gli chiesi se gli avrebbe fatto piacere registrarla con me. In quel periodo lui non godeva di buona salute e mi parve opportuno eseguire dei brani in cui si sentisse a suo agi, così lasciai che fosse lui a proporne alcuni. Cantare con lui fu davvero un’esperienza magnifica, dal momento che sentivo che il suo unico obiettivo era quello di suonare ciò che era utile per la voce. Credo che sia stato l’accompagnatore preferito da Billie Holiday, e allora …. ecco qua! Quanto a Fred Hersch, avevo scritto dei testi per alcuni suoi brani durante un tour in Inghilterra. Per cui fu del tutto naturale inciderli. Non pensavo a quei brani come esempi di «jazz americano». Sono solo delle splendide composizioni che mi parlavano.

Enzo Boddi

* L’intervista completa sul numero di novembre di Musica Jazz

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