I richiami che si ascoltano sono molto radicati nella musica classica, soprattutto contemporanea, e nel jazz di matrice europea. C’è qualche riferimento, in particolare, che vi ha guidato o che avete tenuto presente? A.B.: Per quanto riguarda This Is I the Giant, certamente ho fatto riferimento ai compositori classici del ventesimo secolo, utilizzando armonia cromatica specialmente nella parte iniziale del brano. Ligeti, Schoenberg, Messiaen e Rautavaara sono sempre fonte di ispirazione quando voglio creare questo tipo di sonorità. Il brano presenta anche senza dubbio le sonorità scandinave con armonia modale, melodie cantabili, il timbro della tromba molto arioso creando un’atmosfera totalmente diversa. Per quanto riguarda questi continui “colpi di scena”, ho preso spunto tantissimo da Brilliant Corners di Thelonious Monk e anche dal Mingus sextet.
L.V. : Nella fase pre-compositiva sono stata guidata, personalmente e attraverso i dischi Requiem e I Land in the Green Land, dal trombettista e compositore danese Jakob Buchanan, musicista e artista di rara sensibilità. Per quanto riguarda la classica contemporanea, Orion della compositrice finlandese Kaija Saariaho, recentemente scomparsa, e’ stata un’altra opera da cui ho preso spunto per Epitaphs from the Hill. Nella fase compositiva invece ritengo che il modo in cui gli elementi raccolti siano stati sviluppati
faccia più riferimento alla tradizione americana, non avendo attuato un rapporto diretto di traslazione tra la fonte di ispirazione e il contesto in cui ho inserito i vari spunti compositivi.
Volete parlarci del Bignami Veltri Jazz Ensemble? Chi sono gli altri musicisti al vostro fianco?
A.B.: I musicisti che lavorano al nostro fianco sono 9 e presto 10 dei più illustri esponenti della scena jazz danese. Molti di loro lavorano regolarmente in Big Band come la Aarhus Jazz Orchestra e la Danish Radio Big Band. Tutti hanno anche un notevole profilo artistico individuale, a molti di loro sono stati assegnati premi (equivalenti al Grammy, in Danimarca) per miglior pubblicazione, miglior giovane talento eccetera. Siamo molto contente di avere l’opportunità di collaborare con questi musicisti di altissimo livello, che ci permettono di sperimentare senza limiti e di creare liberamente. I membri del BVJE sono: Kati Brien – sax soprano, sax alto, clarinetto; Johan Toftegaard – sax alto, clarinetto, flauto; Niels Vincentz – sax tenore; Jacob Danielsen – sax baritono, clarinetto basso; Jakob Sorensen – tromba e flicorno; Tobias Stavngaard – trombone; Sebastian Zawadzki – piano; Matthias Petri – contrabbasso; Daniel Sommer – batteria.

Anna©Rochelle Coote Photography
Immagino che questo progetto avrà un seguito. Giusto?
L.V.: Certamente. E’ già in programma per la primavera 2024 un nuovo progetto del nostro ensemble. Non si tratta però di un seguito a livello narrativo-tematico. Il tema del nuovo progetto sarà nuovo e molto più personale. L’abbiamo intitolato Childhood Memories e la scaletta prevede tutte composizioni originali ispirate da momenti particolari della nostra infanzia. Il progetto ha come obiettivo, oltre a rappresentare esperienze che hanno poi contribuito a modellare la nostra vita adulta, anche individuare i punti focali dell’infanzia che ci hanno indirizzate verso la musica e sottolineare l’importanza di avere accesso alla cultura e alle arti in eta’ giovanile.
A.B.: Inoltre puntiamo anche a ripetere Epitaphs from the Hill almeno un’ altra volta in Danimarca, stiamo attivamente tentando di partecipare al Vinter Jazz Festival a Copenaghen che si svolgerà agli inizi di febbraio. Un altro progetto per il futuro e’ di iniziare a coinvolgere degli special guest durante i nostri concerti. Sarebbe per noi un grandissimo onore collaborare con artisti quali Paolo Fresu, Miguel Zenon, Vijay Iyer.
Per il momento avete scelto la sola strada della distribuzione digitale. Pensate anche a quella fisica in futuro?
L.V.: Uno degli obiettivi futuri dell’ensemble è, senza dubbio, registrare un album in studio, da distribuire sia digitalmente sia fisicamente. Al momento, come debutto dell’ensemble ci siamo limitate alla copia digitale poiché si tratta di un EP.
A.B.: L’ultima cosa che non vogliamo è avere pile e pile di copie fisiche invendute che servono solo ad accumulare polvere. Per questo stiamo cercando con la presentazione di nuovi progetti di ottenere un pubblico più ampio in modo tale che tutto il nostro lavoro non vada sprecato.
Dove avete eseguito questo lavoro e come è andata? Quali sono state le reazioni del pubblico?
L.V.: Il debutto di Epitaphs from the Hill è avvenuto nella Chamber Music Hall, Musikhuset ad Aarhus. Il giorno seguente abbiamo ripetuto il concerto al locale Metronomen di Copenaghen. I concerti, a mio avviso, hanno riscosso un buon successo: ad Aarhus la sala si e’ addirittura riempita. Siamo rimaste molto contente per l’entusiasmo e la partecipazione del pubblico, composto di persone di varia età (tra i 20 e i 70) e di diverso background. Alcuni nel pubblico ci hanno confessato che, pur non essendo regolarmente amanti del jazz, hanno comunque apprezzato molto i nostri lavori. Le presentazioni dei brani e il libretto che abbiamo fornito a inizio spettacolo hanno reso il concerto accessibile, e si sono maggiormente immedesimati nella narrazione e in quanto veniva descritto attraverso la musica.
A.B.: Per noi è fondamentale che il pubblico si senta in qualche modo coinvolto sia nel tema del concerto che nella musica presentata, e siamo contente di essere riuscite a fare ciò in queste prime performance.

Foto di Roberta Carta
Quali sono i vostri passaggi artistici che ritenete siano stati i più importanti fino ad ora?
L.V.: Per quanto mi riguarda, il fatto di formare un ensemble, creare un progetto da zero e gestirlo sotto tutti gli aspetti è stato senza dubbio un passo molto complesso quanto importante per la mia crescita artistica e musicale. Un altro passaggio, o meglio, un evento che mi ha fortemente incoraggiata e mi ha rasserenata nella scelta della strada che sto percorrendo è stato nell’estate 2022, quando sono stata selezionata come finalista nel concorso internazionale di Sassari per Composizione ed Arrangiamento per Orchestra Jazz “Scrivere in Jazz”, in cui la mia composizione Sam ha ricevuto una menzione speciale. Un’altra esperienza fondamentale e’ stata il trasferimento all’estero: dopo una solida formazione al Saint Louis di Roma, mi sono ritrovata immersa in una realtà con parametri completamente differenti, ove non è stato facile trovare una direzione, ma credo che a lungo andare sia stato estremamente formativo per me continuare gli studi in un ambiente schematicamente e cognitivamente diverso.
A.B.: Sicuramente l’ensemble è uno dei passaggi artistici più importanti. Questo EP, la mia composizione è la prima che pubblico anche solo digitalmente e vederla live on-line mi ha fatto sicuramente effetto. Un altro piccolo successo è la recente vittoria del Sophie Desmarais International Composition Competition for Large Jazz Ensemble a Montréal: il mio brano The Blue Fairy ispirato alla fata turchina sarà presentato in prima mondiale dalla Orchestre National de Jazz Montréal il prossimo 8 novembre in un teatro della città. Tante altre esperienze hanno segnato quest’anno come uno dei migliori finora: Ho incontrato e avuto il piacere di imparare da Miho Hazama, e ho ricevuto la lettera di ammissione al master avanzato in composizione dalla Royal Academy of Music in Aarhus, un corso molto ambito e prestigioso in Danimarca.
Visto che avete scelto di restare in Danimarca, devo presumere che il sistema dell’industria musicale funzioni meglio rispetto a quello italiano, soprattutto per i giovani. Mi sbaglio? Come funziona l’industria musicale danese?
L.V.: Il sistema danese è molto differente da quello italiano. Un aspetto su cui puntano particolarmente è la musica originale, il personale punto di vista e la libertà creativa dell’artista. Per questi motivi, innumerevoli associazioni pubbliche e/o private, i comuni e le regioni dedicano una significativa parte dei loro fondi all’arte e alla cultura. Danno, quindi, la possibilità, in particolare ai giovani, di ricercare e sperimentare artisticamente. In Danimarca, inoltre, vi è il sindacato dei musicisti, (Danske musiker forbund) che garantisce un introito minimo per i concerti, una paga oraria minima per lezioni/prove etc. A.B.: Inoltre, il fondo nazionale per la cultura (Statens Kunstfond) fornisce fondi ai locali per il solo scopo di pagare i musicisti adeguatamente. Tutto questo fa sì che il salario sia regolamentato e non semplicemente il risultato di una trattativa con il gestore del locale. Questo rende la professione del musicista ben inserita nella società, oltre ad essere riconosciuta e rispettata. L.V.: Un altro aspetto fondamentale è quello logistico: i conservatori in Danimarca sono strutture enormi, aperte h24, dotate di aule, sale prova, sale concerto, studi di registrazione e strumentazione di altissima qualità. Questo agevola moltissimo gli studenti che sin dall’inizio degli studi sono coinvolti in realtà professionali, senza alcun limite.
A.B.: Vero, è anche grazie al conservatorio che abbiamo avuto la possibilità di presentare il progetto. Oltre ai conservatori esistono anche realtà come il MGK, un corso musicale base a cui i ragazzi più talentuosi si possono iscrivere fin dall’età di 14 anni per poi continuare nelle “Musik Efterskoler”, istituzioni simili alle “boarding schools”, dove i ragazzi si trasferiscono per potenziare le loro capacità sugli strumenti. Insomma l’educazione musicale in Danimarca è qualcosa di rispettato, preso seriamente, visto come una materia che può avere ripercussioni positive anche su tutti gli altri aspetti dell’educazione del bambino, ed è accessibile a tutti fin dalla tenera età.
L.V.: Forse è importante sottolineare che si tratta di uno Stato di soli 6 milioni di abitanti, con un welfare altissimo, con una tassazione minima molto alta, che garantisce a tutti l’accesso agli studi gratuitamente.

Qual è il vostro rapporto con il web e quanto ritenete sia importante l’utilizzo appropriato dei social media per la carriera di un musicista?
A.B.: Purtroppo, e dico purtroppo perché se potessi scegliere non lo farei, avere una presenza sui social è fondamentale, perché la musica, l’arte, non parla da sé. Bisogna sapersi vendere, fare in modo che le persone varchino la soglia della porta del locale quando si tiene un concerto, e questo è responsabilità dell’artista. Una presenza sui social che sia soddisfacente e che porti buoni risultati non comporta soltanto il post occasionale su una piattaforma, ma, purtroppo, viene richiesto sempre di più l’utilizzo di tutte le piattaforme, ciascuna delle quali deve presentare contenuti differenti. Se dovessimo fare social media marketing come si deve, dovremmo spendere giornate intere sui social, tempo che non passeremmo a comporre, a fare ciò che realmente amiamo. Una soluzione sarebbe quella di assumere un esperto per fare il lavoro per noi ma come piccoli artisti indipendenti non ne abbiamo la possibilità. Come leader dell’ensemble facciamo del nostro meglio per coinvolgere un pubblico più ampio possibile, ma abbiamo comunque disponibilità limitate e facciamo fatica a vedere i risultati.
L.V.: Aggiungerei che il nostro genere è particolarmente di nicchia, e per quanto possa essere ben presentato sui social media, non credo possa raggiungere numeri strabilianti, a confronto di quelli che uno è abituato a vedere di artisti in altri campi. Per altri aspetti, però, siccome tende ad essere un interesse di (relativamente) pochi, questi ultimi prediligono l’esperienza autentica a quella virtuale, creando così un pubblico talvolta più “fedele”.
Qual è il vostro ideale di musicista con cui vorreste collaborare?
L.V.: A livello tecnico le priorità, per me, sono la lettura, la capacità di interpretazione negli stili richiesti e di suonare bene insieme nella sezione di cui si fa parte. Ma, al di là di ciò, per me un aspetto fondamentale è la sensibilità del musicista e della persona, con cui voglio sentirmi a mio agio nel raccontare le intenzioni della mia composizione, e con cui poter serenamente lavorare per ricostruire insieme al meglio l’idea che è nella mia testa. Sicuramente in ensemble medio-grandi è fondamentale avere figure di diverso tipo: improvvisatori virtuosi così come quelli più lirici, musicisti da sezione e grandi solisti. Sta a noi come compositrici “inquadrare” il tipo di musicista e comporre ad hoc, per far brillare al meglio le caratteristiche di ciascuno, così da dare altrettante sfumature personali alla nostra musica.
A.B.: Sono d’accordo, aggiungerei che uno degli aspetti per me più importanti è la professionalità e la puntualità, cosa che nulla ha a che fare con le capacità musicali. Se manca questo aspetto, non fa altro che renderci la vita più difficile. Non mi interessa se chi mi sta davanti è il nuovo/a Charlie Parker, se non è puntuale e preparato/a, non ho interesse a collaborare con lui/lei. Poi è importante per me percepire entusiasmo e passione per il nostro lavoro, un apprezzamento della nostra musica, prima ancora del “sapere eseguire”, poiché credo che l’entusiasmo e la passione per la musica di alto livello facciano almeno il 50% del risultato.
Quali sono i vostri obiettivi artistici?
L.V.: La mia idea al momento è di proseguire in progetti analoghi. Uno degli obiettivi artistici più alti sarebbe avere una carriera attiva internazionalmente, lavorando come arrangiatrice e come compositrice con artisti e orchestre sia in Italia sia all’estero. Nel futuro ho intenzione di formare un mio ensemble, con cui pubblicare il primo disco a mio nome. Inoltre, mi piacerebbe moltissimo collaborare con registi emergenti per lavorare su produzioni cinematografiche indipendenti.
A.B.: Per quanto mi riguarda, i prossimi due anni saranno cruciali per me per affermarmi e stabilirmi ufficialmente come compositrice in Danimarca ma anche nel resto d’Europa. Il mio focus è arricchire il mio portfolio di brani con progetti come Childhood Memories con l’obiettivo di presentarlo poi alle big band locali e internazionali come la Aarhus Jazz Orchestra, la Danish Radio Big Band o la UMO Helsinki Jazz Orchestra, per tentare di stabilire un rapporto professionale con loro. Chissà, spero in un futuro non troppo lontano di ricevere commissioni da loro e anche da altre orchestre europee, oltre a continuare il mio lavoro con i miei progetti personali.
Cosa è scritto nelle vostre rispettive agende e in quella del vostro ensemble?
A.B.: Io sto per intraprendere, come ho menzionato in precedenza, un nuovo corso di studi. Come parte della mia ricerca artistica, oltre al nuovo progetto con il BVJE, sto pianificando il debutto di un nuovo progetto mio personale: un sestetto jazz che presenterà mie composizioni originali. Il repertorio che ho intitolato Nocturnes (Notturni) sarà ispirato alla notte, alla relazione tra l’uomo e l’oscurità con chiari riferimenti all’arte e la letteratura del romanticismo e ai compositori francesi impressionisti. Il tutto sarà eseguito rigorosamente senza l’utilizzo di amplificazione e microfoni, per creare un’ esperienza ancora più intima per il pubblico. La performance si svolgerà a Aarhus musikhuset il 21 gennaio 2024. Nel frattempo, presenterò per la prima volta un brano intitolato Only Apparently Dormant ispirato ai meccanismi di comunicazione degli alberi. Il brano per fiati, chitarra e pianoforte verrà eseguito dal gruppo di compositori Toneart il 4 novembre a Copenaghen. Inoltre il mio brano vincitore del concorso di composizione per big band a Montreal verrà eseguito l’8 novembre, e non vedo l’ora di ascoltarlo!
L.V.: Al momento sono in preparazione per una nuova esperienza! Da ottobre mi trasferisco in Germania, a Francoforte sul Meno, per svolgere un tirocinio presso la Hochschule fur Musik und Darstellende Kunst in collaborazione con la hr-big band, la Radio Big Band di Francoforte. Questo tirocinio mi vedrà coinvolta come arrangiatrice e assistente alla composizione e sarò costantemente in contatto con gli artisti internazionali ospiti della big band. Avrò inoltre modo di comporre per la big band ed altri ensemble del conservatorio. Il BVJE si sta preparando invece, come precedentemente accennato, per il nuovo progetto Childhood Memories che vedrà qualche leggera modifica nella strumentazione e un tema del tutto nuovo. I concerti si svolgeranno ad Aarhus Musikhuset il 26 marzo 2024, e ad Aalborg Jazz Center il giorno seguente. Un grande obiettivo su cui stiamo lavorando e’ quello di portare il nostro ensemble in Italia entro il 2024. E’ un’idea molto ambiziosa, ma ci auguriamo di riuscirci!
Alceste Ayroldi
*La prima parte è stata pubblicata il 7 settembre