MODERN ART TRIO «Progressive Jazz»

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AUTORE

Modern Art Trio

TITOLO DEL DISCO

«Progressive Jazz»

ETICHETTA

GleAM Records


Dopo l’ampia analisi corale pubblicata sul numero di novembre scorso, torniamo sulla nuova edizione (la quarta) dell’unico album del Modern Art Trio. Il disco, edito dalla Vedette nel 1971, era stato dapprima ristampato nel 1978 dalla stessa etichetta (naturalmente in vinile ma con una diversa copertina, forse graficamente più riuscita) e poi, in forma strettamente filologica, nel 2008 dalla Dejavu, su iniziativa di Marcello Piras e Luca Bragalini (con una copertina in formato mini-lp). Ora giunge la bella edizione della casa discografica di Maglie, di Angelo Mastronardi, che la offre sia in cd sia in uno speciale lp in cofanetto e arricchito di note supplementari. La diffusa disamina già offerta, riguardo alla musica, permette di focalizzarsi sugli aspetti della qualità sonora, che, è bene dirlo subito, sono un ulteriore forte elemento in favore di questa ristampa. Infatti, all’ascolto comparativo, questa edizione (in cd, non avendo avuto la possibilità di esaminare e ascoltare l’lp) [1] si lascia assolutamente preferire a quella del 2008, acquistando un nitore che si ritrova appieno nell’espressione, talora abusata: «È come se un velo fosse stato rimosso». Merito del ritrovamento di uno dei nastri originali del master e dell’accurato remastering eseguito a New York da Jeremy Loucas. La maggior focalizzazione che se ne guadagna contribuisce a stemperare del tutto un certo senso di frenesia che pareva come alonare la musica, già piuttosto nervosa e saettante di suo, permettendone un ascolto più portato alla valorizzazione del particolare e dell’insieme. La cura della riedizione è estrema, dovendosi segnalare sia l’eccellente qualità della copertina, comprensiva di una bustina interna di protezione del cd, sia il ricco libretto, con una presentazione dello stesso Mastronardi e un bel saggio di Bragalini, oltre che un più che adeguato corredo fotografico. Insomma, il generale plauso raccolto, per questa riproposizione di un pezzo storico del jazz italiano, è assolutamente indiscutibile. Si potrebbe discutere, invece, delle etichette di «progressive jazz» e di «free jazz» che accompagnarono l’opera al suo esordio e ancora oggi, ma che indubbiamente vanno contestualizzate in quello che l’album fu all’epoca e in quello che continua a rappresentare, in quanto oggetto del tutto storicizzato. Forse, come spesso avviene per le etichette, non corrispondevano ad una esigenza dei (giovani) musicisti, pur prestandosi, encomiabilmente, a descriverne il coraggioso spunto volitivo. In un contesto molto attento alla forma e omogeneo, almeno URW e Ain’t Necessarily So spiccano ancora come due brani che si affermano col pieno titolo di «musica da non perdere».
Cerini

[1]

La recensione richiede una necessaria postilla. Infatti, quando essa era in corso di stampa, ma non ancora pubblicata, la gentilezza di Angelo Mastronardi ci ha permesso di avere a disposizione anche l’edizione in LP della ristampa, che conferma e avvalora quanto già detto riguardo all’opera e all’accuratezza che la contraddistingue. Il disco, di un eccellente vinile pesante, è silenzioso all’ascolto e rende piena ragione al lavoro di remastering (e allo sforzo fatto per recuperare il nastro originale su cui lavorare). La copertina e l’inserto allegato (le note supplementari di cui si diceva sono state scritte da Francesco Cataldo Verrina) sono stampati con grande cura, su un ottimo cartoncino e carta di qualità. Qualora non bastasse, il vinile è ulteriormente protetto da un’ottima busta di materiale plastico. Il prezzo di vendita, alla luce di quanto detto, è del tutto giustificato.

recensione pubblicata sul numero di aprile 2024 della rivista Musica Jazz

DISTRIBUTORE

IRD

FORMAZIONE

Franco D’Andrea (p., p. el., sop.), Bruno Tommaso (cb.), Franco Tonani (batt., tr., flauto a coulisse).

DATA REGISTRAZIONE

Roma, 17 e 19-4-70.

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