AUTORE
Mary Halvorson
TITOLO DEL DISCO
«Cloudward»
ETICHETTA
Nonesuch
Avevamo lodato il debutto della chitarrista in casa Nonesuch – soprattutto gli esiti di «Amaryllis», nel quale era all’opera un sestetto nuovo di zecca – per la sua forza vorticosa, in termini di fantasia multicolore, e per la conferma di una visione autoriale ben chiara, unita a una non comune capacità di gestire la complessità (e non soltanto quella degli organici), che ne è parte essenziale. Ora quel gruppo torna con un nuovo album, che rafforza quanto il precedente aveva già dimostrato in termini di qualità e di capacità di appassionato coinvolgimento all’ascolto. Pur nella assoluta riconoscibilità dello stile, si può dire del tutto fugato il rischio di una formularità statica, talora lambito in altri contesti e con altre formazioni. Questo è un valore non da poco se si considera la ricchezza della produzione della Halvorson in questi anni. Molto del merito è nel felice assortimento timbrico e nell’amalgama di questo formidabile sestetto, che pare aver trovato un assetto ideale, nel quale qui rifulgono, in partico[1]lare, gli apporti della Brennan e di Garchik (quest’ultimo davvero in modalità «super»). Sicché il disco presenta passaggi davvero irresistibili (si considerino, come meri esempi, il brano di apertura The Gate, con il suo arioso andamento in progressione, il più segmentato Tailhead o il pulsante Desiderata, di impianto decisamente rock), oppure gli spunti di raffinata (e complessa) astrazione (The Tower, Ultramarine). Da un punto di vista formale, inoltre, è davvero straordinaria la cornice continuamente cangiante della musica, nella quale sembra non esistere più una distinzione tra ciò che è strutturato e composto e ciò che è libero e improvvisato, stante il continuo processo osmotico tra questi due ambiti, che finiscono per essere, all’ascolto, puramente convenzionali. Questa duplicità di dimensione si ripropone nell’intero mondo espressivo della Halvorson, che pare sempre sospeso tra la realtà e il sogno, tra una solida e concreta certezza e una calcolata instabilità. Semplicemente imperdibile.
Cerini
recensione pubblicata sul numero di marzo 2024 della rivista Musica Jazz
DISTRIBUTORE
nonesuchrecords.com
FORMAZIONE
Adam O’Farrill (tr.), Jacob Garchik (trne), Mary Halvorson (chit.), Patricia Brennan (vib.), Nick Dunston (cb.), Tomas Fujiwara (batt.); agg. Laurie Anderson (viol.) su Incarnadine.
DATA REGISTRAZIONE
Luogo e data non indicati.