Firenze, Sala Regia del Teatro del Maggio
11-12 giugno
Ogni anno Tempo Reale – il centro di ricerca, produzione e didattica musicale fondato nel 1987 da Luciano Berio – è prodigo di iniziative legate alla promozione della sperimentazione elettroacustica. Inserito nell’ambito dell’86° Maggio Musicale Fiorentino, Maggio Elettrico ha pienamente confermato questa tendenza, presentando due eventi a dir poco antitetici, seppur accomunati dalla ricerca sul suono.
Da più parti accreditato come rivoluzionario innovatore della chitarra, a suo agio in molteplici contesti (ivi inclusa la scena improvvisata riconducibile alle avanguardie jazzistiche), Julien Desprez ha proposto ARC, performance definita dal direttore artistico di Tempo Reale Francesco Giomi «teatro sonoro». Più che di teatro, data l’assenza di un impianto drammaturgico, si potrebbe parlare di corporeità o materialità del suono. Infatti, con l’ausilio della regia sonora di Nicolas Canot, Desprez ha collocato in circolo vari dispositivi elettrici in modo da creare una sorta di arco sonoro attivato in parte da remoto, in parte dalla sua stessa azione scenica. Chitarrista eterodosso e iconoclasta, in qualche misura sulla scia di Marc Ribot e Marc Ducret, Desprez estremizza l’utilizzo dello strumento per produrre eruzioni ed esplosioni squassanti, timbricamente corrosive (viene alla mente anche il Pat Metheny di «Zero Tolerance for Silence») oppure per squarciare e distruggere l’esile trama di una canzone stralunata. Abbandonato troppo presto lo strumento, si dedica ai marchingegni elettrici e ai live electronics per poi montare su una pedana – anch’essa connessa al circuito – e imbastirvi una lunghissima serie, frenetica ed estenuante, di figurazioni e variazioni ritmiche scandite con i piedi. Qual è il fine di una tale, pretenziosa operazione intellettuale? Rappresentare l’alienazione della società post-industriale? Stabilire un’interazione tra elettronica e corpo umano trasformato in strumento o veicolo sonoro? Sinceramente, risulta difficile trovare una chiave di lettura.

Tutt’altra musica – è proprio il caso di sottolinearlo – per Osmotic Sound, il programma eseguito la sera dopo. Un’osmosi vera e propria alimentata dalla dialettica proficua tra due formazioni. Da una parte, l’Ensemble Suono Giallo, formato da Andrea Biagini (flauti), Michele Bianchini (sax alto e baritono), Simone Nocchi (piano), Giacomo Piermatti (contrabbasso) e Laura Mancini (percussioni). Dall’altra, il Tempo Reale Electroacoustic Ensemble composto da Monica Benvenuti (voce), Francesco Canavese (chitarra), Simone Faraci (sintetizzatore e live electronics), Giovanni Magoglio e Francesco Vogli (tecnica e regia sonora). I due ensemble hanno affrontato con efficacia e concentrazione ammirevoli composizioni di tre autori della scena contemporanea italiana.
Wasteland_Underlife (2022) di Maurizio Azzan prende vita da dei grumi sonori, densi di sottili sfumature timbriche e dinamiche prodotte da interventi sulla cordiera del piano, glissando e arcate del contrabbasso, il soffio vitale dei fiati, lievi stridori metallici delle percussioni. La successiva progressione – sottolineata dall’azione frenetica dell’arco, integrata dall’elettronica e culminante nell’urlo sostenuto del sax alto – determina l’aggregarsi di una massa sonora che poi lascia spazio a momenti di distensione e al lento defluire del suono.

In Velature di Daniela Terranova (2022) prevale la parcellizzazione del suono, sostenuta da dinamiche sottilissime. A un arco impiegato da Laura Mancini per sfregare le lamine del vibrafono si affianca quello di Giacomo Piermatti, che genera onde ronzanti, penetranti, progressivamente stratificate. Il corpo del piano è soggetto a piccole preparazioni che ne esaltano il carattere metallico e a infiltrazioni elettroniche. Sax alto e flauto, anche privati delle rispettive imboccature, costruiscono delle fasce esili, presto tradotte in un soffio tenue che si estingue gradualmente nel silenzio.
Al repertorio del geniale contrabbassista Stefano Scodanibbio (1956-2012) appartiene Avvicinamenti, materiali per improvvisare, risalente al 2007. Per questa esecuzione il quintetto di Suono Giallo è stato affiancato sulla scena da tre elementi del Tempo Reale Electroacoustic Ensemble: Monica Benvenuti alla voce, Francesco Canavese alla chitarra e Simone Faraci all’elettronica. La partitura di Scodanibbio fornisce indicazioni agli esecutori, lasciando loro agio di crearsi spazio per l’improvvisazione. La materia prende forma e corpo da cellule distillate a poco a poco da frequenze elettroniche, soffiato di flauto e sax baritono, contrabbasso trattato con doppio arco e poi pizzicato, fugaci inserti vocali e puntualizzazioni discrete, ma ricche di colori, del piano, della chitarra e delle percussioni. Ne scaturisce una breve sezione totalmente libera, seguita da frammenti melodici del baritono e da una vivace, colorita sequenza ritmica che valorizza sia il collettivo che la valenza di ogni singola voce strumentale.

Una prestazione maiuscola, realmente interattiva, e un valido esempio di performance elettroacustica, a dimostrazione del fatto che musica contemporanea può essere materia viva, sinonimo di ingegno e creatività, lungi da vuoti intellettualismi e astrattismi.
Enzo Boddi