MARK TURNER «Live at the Village Vanguard»

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AUTORE

Mark Turner

TITOLO DEL DISCO

«Live at the Village Vanguard»

ETICHETTA

Giant Step Arts


L’album, che con le sue due ore (più che) abbondanti di durata riprende praticamente in integrale due serate al Village Vanguard del quartetto del sassofonista, la cui ultima uscita era stata «Return From the Stars» (ECM, 2022, ma registrato tre anni prima), presenta vari aspetti di interesse. Intanto, esso costituisce la prima registra zione dal vivo di Turner con un gruppo proprio, circostanza abbastanza singolare per un musicista del suo indubbio lignaggio e nel pieno della maturità. Inoltre, esso inaugura un nuovo imprint all’interno dell’etichetta fondata da Jimmy e Dena Katz, la serie Modern Masters and New Horizons della quale sono curatori proprio Jason Palmer e Nasheet Waits. Questa circostanza può concorrere a spiegare l’estrema cura che assiste la pubblicazione del disco, sia nella sua smagliante ampiezza documentaria, sia nella qualità estrema della ripresa, che restituisce l’esatta sensazione dell’evento. Il quartetto, come detto, è quello con il quale Turner si esibisce da tempo, in una dimensione, quella pianoless, che ormai deve essergli congeniale, sebbene anni fa lui stesso ci riferì della sensazione di spaesamento al quale si sentiva esposto in presenza del «vuoto armonico». Tutte le undici composizioni in scaletta sono della sua penna e tutte si presentano piuttosto strutturate per durata e articolazione; inoltre, alcune di esse rimontano a un repertorio che ormai è piuttosto ampio, mentre altre sono nuove di zecca. La musica di Turner e il suo approccio strumentale sanno guadagnare un naturale apprezzamento per le loro doti di precisione e di agilità; non, piuttosto, per quelle di impatto immediato. Queste stesse caratteristiche, perciò, riferiscono di una musica che non si impone ma ha bisogno di essere attentamente ascoltata. Il quartetto all’opera nell’album garantisce un habitat sonoro ottimale per il proprio leader e, soprattutto, si rivela felice la relazione a due instaurata con Palmer, che, fatte naturalmente le debite proporzioni, partecipa con il proprio strumento di doti analoghe a quelle del sassofonista, soprattutto per quanto riguarda lo svolgimento di sinuose linee melo[1]diche, ora sviluppate all’unisono dai due, ora armonizzate. La musi[1]ca così guadagna un senso di continua scorrevolezza e di ampiezza, anche grazie al sapiente lavoro di sostegno e di propulsione che la ritmica abilmente costruisce e gestisce. Le condizioni perfette della ripresa restituiscono un grande senso di spazialità e di naturalezza, che permettono di raccogliere il suono degli strumenti vividamente, all’ascolto, senza alcuna artificiosità timbrica. Nel flusso dei due set, che ben si prestano a es[1]sere fruiti nella loro interezza, non ha senso operare una cernita dei brani, che sarebbe probabilmente arbitraria, anche in ragione dell’assoluta omogeneità dell’insieme. Un album bello e godibile, di certo tra le migliori cose mai incise da Turner, alle cui definite e specifiche doti caratteristiche, di autore e di interprete, rende pieno merito.
Cerini

pubblicata sul numero di ottobre 2023 di Musica Jazz


DISTRIBUTORE

giantsteparts.com

FORMAZIONE

Jason Palmer (tr.), Mark Turner (ten.), Joe Martin (cb.), Jonathan Pinson (batt.).

DATA REGISTRAZIONE

New York, 18 e 19-6-22.

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