AUTORE
Cedar Walton
TITOLO DEL DISCO
«More Blues for Myself»
ETICHETTA
Red Records
Quanto detto a proposito del nuovo album di Kenny Barron può valere anche per questa raccolta di inediti del maestro di Dallas (1934-2013), un altro fondamentale protagonista del pianoforte jazz che si è sempre accostato alle registrazioni in solitudine con una certa diffidenza. Certo, per Walton – che fin dai tempi del sestetto di J.J. Johnson e dei Jazz Messengers si era segnalato, ancor più che come strumentista, come compositore e arrangiatore – questa cautela è forse più comprensibile, e che suonare da solo non sia mai stata la sua prima scelta lo dimostra il fatto che per incidere il suo primo disco in tale configurazione ha dovuto-potuto-voluto aspettare fino al 1981 («Piano Solos» per la Clean Cuts, mai ristampato in cd e ancora oggi sconosciuto ai più), centellinando in seguito analoghe esibizioni: «Blues for Myself» per la Red (1986), il live alla Maybeck Recital Hall per la Concord (1992) e «Underground Memoirs» su HighNote (2005). Ed è proprio dalla stessa seduta milanese che ha dato vita all’ormai storico e celebrato «Blues for Myself» che oggi la nuova gestione della Red ha tratto un secondo album in cui si presentano sette alternate takes di brani già presenti sul disco originale (Book’s Bossa, Without a Song, Sixth Avenue, Bridgework) più l’identica versione di Li’l Darlin, però benissimo rimasterizzata dai nastri originali come tutto il resto del nuovo cd. La sera del 10 febbraio 1986 lo storico trio di Walton (con David Williams e Billy Higgins) si era esibito al Capolinea, quindi sembra logico pensare che Walton sia capitato allo Studio Barigozzi proprio in quei giorni; ma ovviamente si tratta di una minuzia discografica che non sposta di un millimetro le considerazioni sulla musica prodotta dal pianista nella circostanza, e che è di un livello così soddisfacente da giustificare anche la pubblicazione di queste alternate takes, operazione il più delle volte abbastanza rischiosa per non dire inutile. Qui, invece, l’iniziativa ha un senso dato dalla stessa impostazione fast con cui era stata organizzata la seduta, soprattutto perché le alternates riguardano in prevalenza le composizioni del pianista (l’album originale presenta anche numerosi standard e la monkiana Let’s Call This), sulle quali evidentemente Walton aveva sentito il bisogno di lavorare bene prima di giungere alla lettura desiderata. Book’s Bossa, scritta assie[1]me a Walter Booker, lo dimostra: la versione poi pubblicata su «Blues for Myself» (che dovrebbe essere la terza take, mentre le prime due le possiamo ascoltare qui) finiva per far precedere alla storica introduzione del brano – già su «Slow Drag» di Donald Byrd, 1967 – un montuno a mo’ di seconda introduzione, con un curioso effetto straniante. «More Blues for Myself» ci offre quindi uno sguardo personalizzato all’interno del «laboratorio» di Walton: non sempre sbirciare dal buco della serratura ha un senso ma in questa occasione sì, perché col senno di poi questi brani non meritavano di restare chiusi nel cassetto. Per i vecchi e nuovi maniaci del vinile, segnaliamo inoltre che il disco è disponibile anche in formato lp, ovvero in una magnifica edizione limitata a 3000 copie. A voi la scelta.
Conti
pubblicata sul numero di maggio 2023 di Musica Jazz
DISTRIBUTORE
IRD
FORMAZIONE
Cedar Walton (p.).
DATA REGISTRAZIONE
Milano, febbraio 1986.