L’abito non fa il manico: chitarre à gogo!

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Fausto Mesolella «Taxidi» Fonè, distr. IRD

Chitarre à gogo, e con quale ampiezza di spettro espressivo!

Partiamo da due album solitari, il primo dei quali è di fatto l’inatteso testamento di Fausto Mesolella, scomparso il 30 marzo 2017 ma che nell’ottobre 2016 aveva messo nero su bianco un ambizioso progetto, appunto, in completa solitudine, improvvisando in totale libertà e raccogliendo poi i frutti delle due giornate di lavoro in cinque generose suite, con rimandi tematici periodici (Vecchio fracEra de maggio) e allusioni invece singole, captate verosimilmente di getto (Satie, Sting, Jobim, Rota, tanti frammenti autoctoni, per lo più, si direbbe, post-titolati), il tutto con tratto lieve, pur in presenza di occasionali schitarrate più fragorose come Fausto amava regalare specie dal vivo.

David Stackenäs «Bricks» Clean Feed

David Stackenäs «Bricks» Clean Feed, distr. Goodfellas

Diverso l’approccio al monologo chitarristico da parte dello svedese David Stackenäs, che ci bracca da subito con un fraseggio incalzante, quasi nevrotico, anche se non mancano ovviamente le oasi di maggior pacatezza e decongestione. Iterazioni e manipolazioni varie attraversano i cinque brani dell’album, inciso a fine 2013, con qualche frangente anche un po’ tedioso, pur entro una proposta inusuale e di sicura coerenza intestina.

Fred Frith / Hans Koch «You Are Here» Intakt

Fred Frith / Hans Koch «You Are Here» Intakt, distr. Goodfellas

Voltapagina non meno repentino approdando al primo dei due cd di coppia, in cui due dei più avidi, inossidabili improvvisatori europei come Frith e Koch (qui alle prese con clarinetto basso, sax tenore e soprano) dialogano da par loro, cioè senza concessioni di sorta a qualsivoglia idea di bel suono. Frith dà di piglio a tutta un’oggettistica di varia foggia, fra rumorismi anche dilatati e sezioni più dense, a tratti telluriche.

Tóni Dezsó / Gary Lucas «Gary And Toni Go Nuts!» Rare Lumière

Tóni Dezsó / Gary Lucas «Gary And Toni Go Nuts!» Rare Lumière, distr. Okay Music

Analogamente, Lucas e Dezsó ripropongono l’accoppiata chitarra-ancia (qui sax alto e baritono), però con un secondo fiato, Attila Dóra, tenore e clarone, aggiunto in quattro brani su tredici. I terreni sono senz’altro più digeribili, con Lucas che privilegia l’acustica, il clima più articolato, avvincente, capace di farsi gustare con maggior agio, pur parlando sempre di una proposta tutt’altro che accattivante.

Ferenc Snétberger «Titok» ECM

Ferenc Snétberger «Titok» ECM, distr. Ducale

Una cantabilità più esplicita, e quell’indulgenza verso il bel suono citato (perché negato) parlando di «You Are Here», si fanno invece largo negli ultimi due cd che incontriamo, entrambi con la chitarra vertice di un canonico trio con basso e batteria, formula di cui è alfiere storico il magiaro Ferenc Snétberger, fresco sessantenne, che con Anders Jormin e Joey Baron confeziona un album di morbida suggestione, con raffinate dinamiche interne e un incedere lieve, arioso, mai sopra le righe, non esente da quel minimo di manierismo che la formula stessa si porta dietro, ma sempre abbinato a totale buon gusto.

Peo Alfonsi «Oyasin» Abeat

Peo Alfonsi «Oyasin» Abeat, distr. IRD

Ciò che anche Peo Alfonsi, lui con Salvatore Maiore e Roberto Dani, possiede largamente, in un cd in cui a undici pezzi originali (del chitarrista e non) si unisce un preludio di Villa-Lobos, il tutto dedicato all’universo dei nativi americani. Con un po’ più di corpo rispetto all’album precedente.

Bazzurro

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