AUTORE
Miles Davis
TITOLO DEL DISCO
«Miles At The Fillmore – Miles Davis 1970: The Bootleg Series Vol. 3»
ETICHETTA
Sony Legacy
Sony Legacy pubblica ufficialmente e integralmente i quattro concerti dati nel giugno 1970 al Fillmore East di New York dal gruppo di Davis. Il doppio lp «At Fillmore», pubblicato all’epoca dalla Columbia, aveva selezionato da ogni serata giusto i venti minuti standard della facciata di un 33 giri. La scaletta dei quattro concerti si ripete quasi identica, partendo alla grande con Directions, proseguendo con le variazioni sottili di The Mask per poi passare alla funkeggiante It’s About That Time, confluire nel corposo Bitches Brew e concludere con un brevissimo The Theme. Piccole variazioni su questo schema di base differenziano tra loro le quattro serata: la seconda aggiunge un prezioso bis come Spanish Key; nella terza e nella quarta compaiono brevi riflessioni sui temi di I Fall In Love Too Easily e Sanctuary; e l’ultima inserisce Willie Nelson nel finale.
Nel settetto di Davis troviamo alla batteria un Jack DeJohnette in grandissima forma; al suo fianco c’è Dave Holland, che suona con grande maestria un basso elettrico Fender. Le due tastiere elettriche sono affidate a Chick Corea e Keith Jarrett. Per Jarrett si trattava dell’esordio dal vivo con il trombettista. Al sax tenore e soprano c’era il giovanissimo Steve Grossman; e alle percussioni il brasiliano Airto Moreira alla caccia dei colori più inconsueti e delle sfumature ritmiche più guizzanti. La partenza della prima serata è mozzafiato: la versione di Directions (brano per un paio d’anni aprì tutti i concerti di Davis) è davvero una delle più belle mai ascoltate. Scritta da Joe Zawinul per il gruppo di Cannonball Adderley, la melodia decisamente post bop pare poco adatta alle cavalcate elettriche del gruppo. E invece la geniale semplificazione della linea di basso la fa diventare un cavallo nervoso, difficile da domare ma ricco di soddisfazioni. La ritmica è splendidamente sul pezzo; la tromba è caldissima; le due tastiere sanno cucire idee ritmiche e melodiche che spingono il tutto in orbita; il sax non mostra particolari timori; le percussioni sono la spezia perfetta per completare la ricetta.
I concerti dei giorni successivi sono altrettanto interessanti e la ricchezza di variazioni li rende assolutamente unici. Come solista, Davis non è forse mai stato così in forma, per lo meno nel periodo elettrico: solido, fantasioso, coerente, aggressivo, capace di spostarsi anche nelle zone marginali dove il chiaroscuro la fa da padrone. Era un vero principe delle tenebre ma sapeva rivelarsi e mettersi in gioco di fronte a un pubblico giovane e affascinato. I suoi compagni di strada sono in uno stato di grazia altrettanto esaltante. Ogni tanto la ritmica e le tastiere si prendevano spazi che fanno virare la musica verso uno scenario di turbolenze free, sicuramente più interessante per loro che non per il leader, il quale però li lasciava fare, osservandoli con sguardo curioso. Nei mesi successivi avrebbe invece scelto di esplorare con ancora più energia quella terra di nessuno tra jazz e rock: a partire dall’album «Jack Johnson», registrato in studio nei mesi precedenti a questi quattro concerti ma pubblicato solo l’anno successivo.
Sony Legacy ha deciso di fare un bel regalo ai fedelissimi di Davis aggiungendo tre brani inediti registrati dal vivo l’11 aprile 1970 al Fillmore West. Due di essi (Paraphernalia e Footprints) appartengono al repertorio dello storico quintetto davisiano della seconda metà degli anni Sessanta, mentre il terzo è il brano più esaltante di «Bitches Brew», fin dal titolo: Miles Runs The Voodoo Down.
Comandini
DISTRIBUTORE
Sony
FORMAZIONE
Miles Davis, Jack DeJohnette, Dave Holland, Chick Corea, Keith Jarrett, Steve Grossman, Airto Moreira, Willie Nelson.
DATA REGISTRAZIONE
1970.