Desengaiola alla Petite Hall

Il samba carioca che incanta Parigi

- Advertisement -

Quello che si è tenuto ieri alla Petite Halle di Parigi è stato uno di quegli eventi rari in cui la vitalità del samba carioca contemporaneo ha incontrato la sofisticazione del pubblico europeo in un dialogo vibrante e senza filtri. In apertura, Matheus Donato, al cavaquinho, ha offerto un set intimo ma profondamente ritmico, presentando il suo nuovo progetto Matheus Donato TRIO, un lavoro che già dalla performance promette di essere un piccolo capolavoro nel panorama della musica strumentale brasiliana. Nel contesto della serata di ieri, un amouse bouhce delizioso in grado di dare la giusta temperatura alla sala.

Quando i Desengaiola – che in italiano suonerebbe come libera, esci allo scoperto – sono saliti sul palco, la Petite Halle ha cambiato consistenza: l’atmosfera è diventata densa, tangibile, una nuvola calda di tamburi, corde e voci che sembrava volesse sollevarci dal suolo. Alfredo Del-Penho, João Cavalcanti, Moyseis Marques e Pedro Miranda – ognuno con la propria personalità marcata, ognuno con una carriera solista degna di nota – hanno dato vita a un concerto che è stato rito, festa e confessione. La complicità tra i quattro è qualcosa che va oltre l’affinità musicale: è una fratellanza coltivata negli anni, nei palchi condivisi, nei dischi firmati a più mani, nelle notti infinite della Lapa. E tutto questo si è sentito, brano dopo brano, in una scaletta che sembrava cucita addosso a chi l’ascoltava.

Hanno aperto con Alameda Palmares, manifesto dell’album omonimo e della loro poetica collettiva: il desiderio di libertà, l’affetto che unisce, l’urgenza di raccontarsi. Poi Luz do Meu Terreiro, Poeta É Outro Lance, Rosa-Canção, Diplomata, Samba com Dengo, e ancora Pra Quem Quiser Escutar, Nem Misturado, Nem Junto, Pó Pará, Meu Pecado é Sorrir, Boas Intenções, Encanto, Fuzuê. Ogni pezzo era un universo a sé, ma legato agli altri da una stessa grammatica emotiva: quella del samba che pensa, che sogna, che provoca, che accarezza. L’omaggio a Joyce Moreno con Puro Ouro è stato come un abbraccio alla storia, mentre Alagados dei Paralamas do Sucesso ha fatto sobbalzare le coscienze con la sua forza cruda, rivisitata in chiave samba ma senza perdere il peso specifico delle sue parole.

Alfredo Del-Penho, con la sua sette corde e la voce cavernosa, ha guidato molte delle armonie, come un pilastro discreto ma essenziale. João Cavalcanti, tamborim e sorriso magnetico, ha portato il suo senso ritmico e la sua poesia urbana. Moyseis Marques ha fatto vibrare ogni nota con il suo canto appassionato, spesso ruvido, sempre sincero. E Pedro Miranda, con il pandeiro e il tamborim che sembrano un’estensione del suo corpo, ha tenuto insieme tutto: tempo, spazio e cuore. Insieme sono la crema del samba carioca attuale, non perché qualcuno lo abbia decretato, ma perché la loro musica lo dimostra, sera dopo sera, disco dopo disco, verso dopo verso.

A un certo punto del concerto, quando ormai nessuno era più seduto, con il pubblico in piedi a danzare come se Parigi fosse diventata Rio, si è avuta la netta sensazione che si stesse vivendo qualcosa che non si può replicare. Un equilibrio perfetto tra tecnica e anima, tra mestiere e ispirazione. I Desengaiola non suonano, raccontano. Non intrattengono, evocano. E lo fanno con una naturalezza tale che ci si dimentica dove finisce il palcoscenico e dove inizia il sogno.
Chi c’era lo sa: questo non è stato solo un concerto. È stato un abbraccio che veniva da lontano, un samba che aveva dentro il sale dell’oceano e la polvere della strada, un invito a desengaiolarci tutti, almeno per una notte.
Pietro Scaramuzzo

- Advertisement -

Iscriviti alla nostra newsletter

Iscriviti subito alla nostra newsletter per ricevere le ultime notizie sul JAZZ internazionale

Autorizzo il trattamento dei miei dati personali (ai sensi dell'art. 7 del GDPR 2016/679 e della normativa nazionale vigente).