In uscita a fine marzo Canto Conte, il nuovo album di Ilaria Pilar Patassini – qui in veste di interprete e ideatrice del progetto in complicità con il direttore d’orchestra e arrangiatore Angelo Valori – dedicato alle canzoni di Paolo Conte. Interpretazioni che portano alla luce il canto sottotraccia dell’universo contiano lasciandone intatto il mistero, sostenute ed esaltate dagli arrangiamenti di Valori e del suono degli archi della Medit Orchestra. Solisti: Manuel Trabucco clarinetto e sassofono, Danilo Di Paolonicola fisarmonica. Special guest Alessandro d’Alessandro organetto.
L’album verrà presentato il 28 marzo prossimo all’Auditorium Parco della Musica di Roma.
Diciotto tracce in cui trovano posto grandi classici come Alle prese con una verde milonga, Gli impermeabili, la immancabile Via con me ma anche Reveries, Elisir, Spassiunatamente.
Canto Conte è una produzione Fondazione Musica Per Roma in collaborazione con Centro Adriatico Produzione Musica, in uscita con la label Parco della Musica Records.
Bentornata Ilaria, parliamo subito di «Canto Conte», il tuo nuovissimo album. Perché hai scelto Paolo Conte?
Per una persona che come me soffre da sempre la propria versatilità, le canzoni di Paolo Conte rappresentano un luogo dove potermi sentire intera. Il mondo contiano comprende letteratura, jazz, canzone d’autore, musica cameristica, Opera, pittura, cinema, danza, Sudamerica, poesia, giungla, Francia e un uso spregiudicato di fantasia. E’ una geografia questa che fa parte della mia formazione, dei miei interessi, di una parte del mio quotidiano, quindi molto semplicemente mi ci sono sempre sentita a casa. Erano moltissimi anni che volevo realizzare questo progetto e mi rendo conto di quanto sia oggi un privilegio avere avuto questa occasione.
Vista l’abbondante produzione discografica di Conte, quale criterio hai utilizzato nella selezione dei brani?
I criteri sono stati direi tanto scientifici quanto sentimentali. Volevo scegliere solo brani che non solo banalmente sentivo, ma ai quali potevo dare davvero qualcosa di mio senza sembrare fuori luogo. Era mio desiderio inoltre poter dare voce e corpo alla parte femminile ed erotica di Conte che scrive spesso con una carica di sensualità oserei dire, in purezza. Inevitabile e doveroso è stato poi sia coprire un lasso di tempo di scrittura rappresentativo (dal 1968 di Azzurro al 2014 di Snob) sia tenere dentro alcune hit che non potevano essere escluse.

Foto di Angelo Soriani
Il singolo che hai scelto è Come di. C’è un motivo in particolare per cui la tua scelta è ricaduta su questo brano?
Come di è una delle canzoni visionarie di Conte, uno dei brani suoi che fece più successo in Francia dove la definiscono la canzone degli addii. E’ tutto uno sbracciarsi, per salutare o per cercare di vedere antiche amanti con lontanissimi binocoli : si abbandonano per sempre posti dove forse si è stati troppo infelici, e tornare indietro non si può più. Il piano di somiglianza (come di) si confonde di continuo con quello della commedia (comédie). La musica, a contrasto, è danzante e la voce fa il verso alla melodia, il tutto in un esercizio di esorcismo di nostalgia. Ecco, credo di averla scelta perché mi sono resa conto che questo momento della mia vita assomiglia a questa canzone.
Come hai agito in fase di arrangiamento dei brani?
Con Angelo Valori siamo partiti dal presupposto che, anche se un’interpretazione femminile andava già a marcare una grande differenza rispetto alle versioni originali delle canzoni, questo certamente non sarebbe bastato per poter realizzare qualcosa che avesse una propria autonomia artistica e che bisognava dunque essere più radicali possibili. Siamo partiti da un scelta di soli archi, per poi completare la line up degli strumenti con una fisarmonica e un fiato (che potesse alternare sassofono e clarinetto), queste sono state le uniche due concessioni un po’ più “contiane”. Angelo ha fatto un lavoro di scrittura enorme, rispettando tutte le strutture originali. Credo questo abbia valorizzato ulteriormente le composizioni e fatto emergere ancora di più tutti i non detti di ogni canzone, la potenzialità ancora non espressa. Penso per esempio a Snob, che sembra adesso quasi un recitativo e aria rossiniana, che precede la cabaletta. Questo vestito orchestrale ha davvero portato alla luce l’ulteriore bellezza di queste canzoni, il loro stare di casa a teatro.

Foto Master Graphics Photografy
Vuoi parlarci dei musicisti che sono al tuo fianco in questo disco?
Prima di tutto c’è Angelo, qui in veste di puro musicista, arrangiatore e direttore dei quattordici archi della sua Medit Orchestra nonché coproduttore del progetto tramite il Centro Adriatico Produzione Musica . E’ la prima volta che lavoriamo insieme ed è stato un piacere esserci presi del tempo per provare il tutto prima voce e pianoforte (partendo da una rosa di circa venticinque canzoni) per poi confrontarci su ogni singola dinamica, scoprire sfumature armoniche e di significato che ci erano sfuggite, scambiarci mille messaggi sul perché poi questa o quella canzone alla fine fosse inspiegabilmente rimasta fuori dalla nostra selezione… Angelo è un musicista elegante, coltissimo, e un professionista raro che tiene dei ritmi di concentrazione davvero fuori dalla norma… Alla fisarmonica c’è Danilo Di Paolonicola, musicista di vasta e versatile esperienza e ai fiati Manuel Trabucco, che ha messo al servizio dei brani un suono caldo e un fraseggio misurato e autorevole. C’è poi anche Alessandro d’Alessandro, che è ospite del progetto su tre brani con il suo organetto, compresa quel capolavoro che è Come mi vuoi unico brano della tracklist realizzato con il solo accompagnamento di Angelo al pianoforte e dell’organetto. E’ parte integrante di tutto il percorso musicale anche Roberto Catucci di Fondazione Musica per Roma, che non solo ha sostenuto il progetto ma che ha dato un apporto fondamentale a molti degli aspetti artistici.
Ilaria, quale ruolo occupa «Canto Conte» nella tua carriera artistica?
«Canto Conte» è un progetto monografico da interprete, sono diciotto brani di uno degli Artisti più importanti che il nostro Paese abbia mai espresso, è certamente un punto di arrivo per me, o di ripartenza : realizzare un progetto in modo così totalizzante era probabilmente quello di cui avevo bisogno, pur restando nei colori e nei mondi musicali che da sempre mi appartengono. Questo lavoro mi ha dato l’esatta misura della mia vocazione di interprete, parallela a quella di autrice.

Quali sono i tuoi prossimi obiettivi e quali i tuoi impegni?
«Canto Conte» mi ha letteralmente sommersa, da dicembre scorso mi ci sono gettata a corpo morto senza avere modo e anche desiderio di pensare a nient’altro. In un tempo come questo, dove la frammentazione è continua e il mondo urla cose indicibili, il mio obiettivo – controcorrente e forse salvifico – è quello di cercare di non perdermi e mettere tutte le mie energie artistiche qui, per abitare queste canzoni e starci dentro finché non le avrò cantate abbastanza e poi fare spazio ad altro.
Alceste Ayroldi