AUTORE
Pat Metheny
TITOLO DEL DISCO
«MoonDial»
ETICHETTA
Modern Recordings
A poco più di un anno di distanza da «Dream Box», anche il nuovo disco di Metheny è un album per sola chitarra. Quello precedente era stato raccontato dal chitarrista come un’opera «d’occasione», legata al ritrovamento, più o meno fortuito, di file registrati durante i tour e poi dimenticati: se non vera, la storia era quanto meno ben congegnata. Ma questo seguito a stretto giro, naturalmente, la pone in una luce diversa, rafforzando l’idea di una fase di carriera che vuole svolgersi all’insegna dell’essenziale. La produzione solistica ha comunque un suo ruolo artisticamente significativo nella discografia del musicista, sebbene di modesto risalto in termini quantitativi, sino a sembrare «minore» piuttosto per ragioni legate alla vastità sconfinata dell’intero. Metheny aveva già prodotto due dischi per sola chitarra baritona, senza sovraincisioni, come l’attuale: «One Quiet Night» (2003) e «What’s It All About» (2011), che rispetto a questo fungono da precursori diretti. In realtà per esso esiste un altro preciso movente: l’utilizzo di uno strumento del tutto nuovo (costruito sempre dalla sua liutaia di riferimento, Linda Manzer), con nuove corde, in nylon, che rendono possibile un’accordatura sinora riservata soltanto a corde in acciaio. Ricordiamo che proprio «New Chautauqua», primo disco in solitaria in casa ECM, del 1979, aveva contribuito alla funzione fondativa di un’epica chitarristica in chiave di «Americana Music», basata su quelle corde, quel suono e quell’estetica. Non vogliamo con questo sminuire del tutto l’uscita, riducendola a un mero «fatto chitarristico», che pure avrebbe in ogni caso un suo pubblico. Questo perché non c’è dubbio che l’intero mondo metheniano – il suo stile e il suo gusto personale – siano comunque presenti nel disco, al solito realizzato in modo certosino e degno di rispetto. Tuttavia la musica, benché tornita e ricca di cura meticolosa (e anche di un certo compiacimento, in questo), scorre in un’omogeneità priva di sussulti. In parte ciò è anche frutto della nuova accordatura, che rafforza il suono soprattutto in basso. La presenza di diversi inediti e di ben riuscite riproposizioni (Everything Happens to Me / Somewhere e Angel Eyes sono probabilmente i due pezzi che maggiormente si ricordano, insieme a quello che intitola l’album, posto in apertura e in epilogo, con una breve ripresa) non riesce a fugare questa sensazione. Tale fluire lento rischia spesso di evocare un senso di monotonia che talora sia affacciava già in «Dream Box», ma che qui è più difficile da evitare, in un contesto privo del respiro della leggerezza, che sospinge l’ascolto in direzione di un affare per fan.
Sandro Cerini
DISTRIBUTORE
BMG
FORMAZIONE
Pat Metheny (chit. baritona).
DATA REGISTRAZIONE
Loc. e data non indicate.