Paola Musa: Go Max Go

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La contorta esistenza di Massimo Urbani: i suoi conflitti, la sua Roma borgatara, gli incontri meravigliosi e quelli disastrosi che lo condussero alla droga; il suo amore tempestoso per la musica, per il jazz e la sua innata libertà d’azione che ben si sposava con l’indole altrettanto libera quale era quella di Urbani. Il suo primo maestro Gino Tomassetti – mentore mai dimenticato -, i genitori illuminati disposti a stringere la cinghia pur di favorire l’estro e la naturale abilità del figlio. Una biografia romanzata? Sicuramente è un romanzo che scorre bene, a tratti spingendo troppo l’acceleratore sulla breve vita del sassofonista romano, a volte cambia rapidamente pelle per diventare una biografia tout-court. Dalla coda dell’opera si scopre che l’autrice ha conosciuto Urbani e si leggono anche le accurate fonti dalle quali ha attinto: musicisti, stampa specializzata, familiari. Ed è così che, con eccellente abilità narrativa, Paola Musa trova il tempo per raccontare delle simpatiche (dis)avventure newyorkesi del sassofonista romano al fianco di Enrico Rava, dei tappi nelle orecchie utilizzati da Paolo Fresu per fronteggiare il russamento di Urbani, del solido legame con il fratello Maurizio, e altri episodi significativi incastrati per bene, fino a giungere al drammatico epilogo.

Paola Musa. Arkadia, Cagliari, 2016. Pagine 142; euro 14

Alceste Ayroldi